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Una vorticosa risposta della Germania agli attentati di Parigi
Mai nella storia del dopo guerra la Germania ha risposto così velocemente e con tanta forza come ha fatto per gli attentati di Parigi.
Tre settimane dopo il giorno successivo agli attentati, il Parlamento tedesco ha approvato una missione militare in Siria, consistente in un massimo di 1200 soldati e un dispiegamento supplementare di fino a 650 truppe con destino a Mali.
Questa è la risposta iniziale più veloce e più grande della Germania a una crisi degli ultimi decenni. A dicembre del 2011, tre mesi dopo gli attentati dell’11 settembre in America, il suo Parlamento ha approvato un mandato per inviare fino a 1200 soldati a unirsi all’America in Afghanistan. Quando Mali era in crisi e faceva appello ad aiuti, ci sono voluti due mesi per approvare una missione di soli 300 soldati.
La Germania adesso ha quattro dispiegamenti principali di forze, ciascuna di circa 1000 truppe tedesche: in Afghanistan, Kosovo, Siria e Mali. Questo è il numero più grande per uno spiegamento simultaneo di queste dimensioni in cui la Germania si sia impegnata dopo la seconda guerra mondiale.
Naturalmente, è importante non sopravvalutare la missione. I capi dello Stato Islamico saranno difficilmente turbati nell’apprendere che la Germania sta mandando in Siria una fregata e una manciata di aerei che porteranno telecamere, non bombe. Ciononostante, esso mostra una nuova serietà nella politica estera tedesca, una Germania che ha scartato il suo precedente contenimento della distribuzione del suo esercito all’estero. La Germania è molto lontana dall’essere una potenza militare mondiale, ma ha fatto un passo rilevante in quella direzione.
Non accadeva dalla seconda guerra mondiale che i mezzi di comunicazione tedeschi siano stati così entusiasti per le missioni militari. Il capo editore del Frankfurter Allgemeine Zeitung, Berthold Kohler, descrive la guerra contro lo Stato Islamico come «una guerra mondiale». Il messaggio degli attacchi di Parigi, egli fa notare, è questo: «i vostri sforzi e sacrifici nella “guerra contro il terrore,” qualora sia su suolo straniero o sul vostro, sono stati in vano» (15 novembre 2015; traduzione completa eseguita dal personale della Tromba). Il modo in cui l’Occidente sta combattendo l’Islam radicale semplicemente non sta funzionando.
«I tedeschi non si oppongono a un volto amichevole nel loro governo. Ma in tempi come questi, loro vogliono e hanno bisogno di vederne uno diverso: uno duro,» conclude Kohler.
«Questa è una guerra,» scrive Frank Jansen sul Der Tagesspiegel. «Le immagini di ieri sera sono così orribili, così incomprensibili, così sanguinosamente arcaiche che sembra impossibile non riconoscere quello a cui noi, l’Occidente e in effetti, l’intero pianeta, siamo stati costretti: una terza guerra mondiale.» La giornalista francese Anna Erelle ha detto in una intervista concessa al settimanale tedesco Stern che «noi siamo nel mezzo della terza guerra mondiale» (16 novembre 2015). Erelle è uno pseudonimo. Dopo che lei ha scritto riguardo alle pratiche di reclutamento dello Stato Islamico, i clerici islamici hanno pronunciato una fatwa, una sentenza di morte emanata da una autorità religiosa contro di lei. Ora lei vive nascosta.
I capi tedeschi e la stampa tedesca riconoscono pubblicamente la minaccia del terrorismo radicale, molto di più di quanto fanno i leader della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Stanno discutendo seriamente il tema di affrontare il terrorismo islamico diffuso su tutta l’Africa e il Medio Oriente, mentre il presidente Barack Obama insiste che fondamentalmente, la strategia dell’America sta funzionando. Nel frattempo, le autorità tedesche stanno enfatizzando il bisogno di una guerra diffusa per contenere gli islamisti.
Un anello di fuoco
Il presidente dell’Associazione delle Forze Armate Federali tedesche, il tenente colonnello André Wüstner ha detto che l’attacco terroristico di novembre alla capitale di Mali «ancora una volta mette in chiaro» che un «anello di fuoco» si estende «dall’Afghanistan all’Africa via Yemen, Siria e Iraq.»
«Non è abbastanza combattere contro [lo Stato Islamico] in Siria,» egli ha detto, facendo appello a «robuste e poderose forze da combattimento» affinché fossero stazionate in Mali.
Roderich Kiesewetter, presidente dell’associazione riservisti della Bundeswehr ed esperto di politica estera del Partito Unione Cristiano Democratica di Angela Merkel, ha dichiarato «fermamente» che «la Bundeswehr manderà più di 1200 soldati nella lotta contro [lo Stato Islamico].» La nato dovrà mandare delle truppe di terra in Libia, egli spiega, facendo notare che «la Aeronautica Militare tedesca, quella Navale e gli ufficiali di polizia tedeschi possono aiutare a stabilizzare la Giordania, il Libano e la Libia.»
L’ex ispettore generale della Bundeswehr, Harald Kujat, ha un messaggio simile, avvertendo che anche se l’Occidente riuscisse a distruggere lo Stato Islamico in Siria e in Iraq, esso «non sarà sconfitto totalmente.» Invece, «riuscirà a sottrarsi.» Kujat avverte che lo Stato Islamico sta già occupando la Libia e si sta diffondendo in Mali.
Un consenso chiaro sta emergendo dai leader coinvolti nel prendere le decisioni militari: le forze armate tedesche devono combattere l’Islam radicale attraverso una serie di campi di battaglia che si allungano dal nordovest dell’Africa all’Afghanistan e all’Asia Centrale.
Il direttore della Tromba Gerald Flurry, ha descritto con precisione questa risposta nell’edizione di luglio 2003. La Germania vede la crescente minaccia dell’Islam radicale e «sta pianificando per una guerra più grande a venire,» ha scritto il signor Flurry. La risposta della nazione? Una «strategia tipo vortice» sta per circondare l’Islam radicale e si prepara a guerreggiare il nemico.
Che la Germania debba confrontare l’Islam radicale in tutto l’anello di fuoco descrive esattamente questa strategia.
Tale strategia spiega anche la presenza della Germania in Mali. Ciò che la Germania sta facendo in Mali giace da qualche parte fra il costruire un avamposto militare e il lancio di un cambio totale di gestione del Paese. Questo fa parte del tentativo di consolidare il Mali come l’ancora della strategia vorticosa della Germania nella regione.
La Germania ha approssimativamente 200 soldati in Mali come parte di una missione di addestramento dell’Unione Europea, con il permesso parlamentare di avere fino a 350 soldati. Ora ha l’incarico di inviare altri 650 uomini come parte di una missione delle Nazioni Unite. Questa è una presenza seria - vicina a 1000 soldati - per un Paese che è stato riluttante a mandare le sue truppe all’estero dopo il suo passato nazista. Esso dimostra anche un impegno abbastanza serio da parte della Germania. Il Mali è una delle missioni più pericolose delle Nazioni Unite.
In questo periodo la Francia ha uno spiegamento di circa 1000 soldati stanziati in Mali, ma si prevede una diminuzione di quel numero una volta che arriverà il resto delle truppe tedesche. Questo lascerà la Germania a capo del più grande contingente di truppe occidentali in Mali. La Germania attualmente conduce la missione di addestramento militare dell’Unione Europea e comanda la missione civile dell’UE per addestrare la forza di polizia del Mali. Si tratta di una missione «civile», nonostante siano i soldati tedeschi a fare l’addestramento.
Il tenente colonnello Michael Hanisch del Federal College for Security Studies, un think tank (un gruppo di esperti) responsabile di consulenza alle forze armate tedesche, ha scritto che il piano della Germania «esigerà una nuova qualità di ... impegni militari tedeschi in Africa.»
Le forze militari tedesche vogliono usare il Mali come una delle sue basi principali nel Sahara, un punto dal quale può proiettare potere
direttamente in tutto il Nord Africa.»
Il Mali gioca un «ruolo cruciale» come «fonte di conflitto» e «centro di attrazione per il percorso dei rifugiati verso l’Europa,» ha scritto il colonnello Hanisch.
Egli ha scritto che il ministro della difesa tedesca Ursula von der Leyen vede l’Africa «come meta futura degli impegni militari tedeschi,» e questo pone Mali al centro.
«Questa è una grande operazione che non si può limitare al Mali,» ha detto Kiesewetter in una intervista con Deutschlandfunk, una pubblica stazione radio tedesca.
«È importante a lungo termine che noi pensiamo alla Libia,» ha asserito il 23 novembre. Egli ha descritto anche come le armi e il terrorismo si propagano in tutta la regione, dalla Nigeria al Sud del Sudan.
La Francia ha diverse basi militari nei paesi africani, tale da averne virtualmente il controllo, che utilizza per proiettare il potere in tutta la regione. A quanto pare la Germania ha deciso di avere la stessa configurazione in Mali.
Siria
Rispetto alla trasformazione di Mali in un virtuale protettorato tedesco, la distribuzione di truppe in Siria è un po’ meno drammatica, sebbene sia ancora significativa.
Ancora una volta, la risposta tedesca attinge a degli obiettivi di lunga durata. La Marina Militare tedesca conosce molto bene questa parte del Mediterraneo. Inizialmente ha condotto il componente marittimo della Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite, ed è stata coinvolta mentre la leadership passava ad altre nazioni. Inoltre sta addestrando la Marina Militare Libanese. Il ritorno della fregata tedesca in queste acque dunque non è sorprendente.
In precedenza i tedeschi hanno dispiegato truppe nei confini della Turchia. Recentemente la nazione ha avuto una missione di 200 soldati per operare due batterie di missili Patriot, allo scopo di proteggere la Turchia da missili che potrebbero essere lanciati dalla Siria. Adesso, la Germania sta cercando di stazionare circa 550 soldati in Turchia, come parte di una missione di ricognizione e di rifornimento in aria in Siria.
Tutto questo attira la Germania più in profondità nel Medio Oriente. Allo stesso tempo, forzerà l’esercito ad aumentare la sua prontezza al combattimento e il supporto logistico. Negli ultimi anni la Germania ha assunto un impegno assiduo nel mantenere le sue forze e il suo personale in uno stato migliore e ben attrezzato.
L’esercito tedesco del dopoguerra è stato progettato per uno scopo: lanciare il maggior numero possibile di carri armati e di uomini contro l’invasore sovietico. La distribuzione e il mantenimento di grandi contingenti di truppe a centinaia di migliaia di chilometri di distanza dal loro paese d’origine, richiede una capacità completamente diversa. Il fatto che ora la Germania è in grado di mantenere quattro schieramenti separati di circa 1000 soldati ciascuno, dimostra il suo progresso in questo campo, e questo la forzerà a compiere altri progressi.
Infine, i capi militari tedeschi indicano che la Germania potrebbe persino essere più profondamente coinvolta nel conflitto. Il generale Kujat ha detto che le truppe tedesche «non necessariamente» sarebbero schierate a terra in Siria, tuttavia è del tutto possibile.
Il colonello Wüstner afferma che l’uso di truppe a terra in Siria rimane «una linea rossa.» «Tuttavia, abbiamo visto in questi giorni quanto velocemente il governo federale può passare una linea rossa,» egli ha aggiunto. Questa missione in Siria sarà l’inizio di un coinvolgimento tedesco molto più ampio?
Il futuro della Germania nel Medio Oriente
Gli attentati di Parigi e la crisi di immigrati stanno inducendo la Germania ad accelerare la sua strategia tipo vortice. L’idea che la Germania stia pianificando affrontare in modo efficace l’Islam radicale ha delle implicazioni per tutti.
Come ha potuto La Tromba riportare questa strategia due anni fa? La fonte di analisi sulla quale il signor Flurry si è basato, è Daniele 11:40. Questo versetto descrive uno scontro tra il re del settentrione, la Germania, e il re del meridione, l’Islam radicale guidato dall’Iran. Il re del settentrione attaccherà «come un vortice d’aria.» Queste parole enfatizzano il terrore e la ferocità dell’attacco. Ma descrive anche un attacco che «non è un semplice assalto diretto,» ha scritto il signor Flurry. «È una tempesta che gira in modo vorticoso invadendo la terra e allagandola! Il re del settentrione non potrebbe arrivare in questo modo a meno che non circondi Iran e i suoi alleati» (op.cit.).
Nel tempo presente, lo Stato Islamico è il grande rappresentante del terrorismo radicale. Molti gruppi terroristici in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa hanno giurato fedeltà ad esso. Ma questi gruppi hanno anche dei legami profondi e di lunga durata con Iran. Da molto tempo ormai, La Tromba ha previsto che l’Iran emergerebbe a capo dell’Islam radicale.
Oggigiorno, per molti la Bibbia sembra essere una strana fonte per questo tipo di previsioni. Ma questa strategia tipo vortice è proprio un modo specifico in cui Essa si è dimostrata corretta. Per saperne di più su ciò che la Bibbia dice riguardo alla strategia tipo vortice della Germania e su quello che vorrà dire per il mondo, leggete «The Whirlwind Prophecy» (theTrumpet.com/go/10678, in inglese). ▪