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Sisma: Il perché del terremoto nel Nepal

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Sisma: Il perché del terremoto nel Nepal

Il mondo iniziò a tremare. I mobili, le luci, i piatti sul tavolo, i bicchieri sugli scaffali – l’intera stanza, l’intero palazzo, l’intera città. Finestre frantumate, fondamenta crollate, palazzi disintegrati. Per coloro che erano nel Nepal il 25 aprile, la terra stessa poteva essere stata anche spostata dal suo asse.

Il 25 aprile alle ore 11:56 per migliaia di nepalesi era arrivata la fine. L’ultimo sguardo alla casa, l’ultimo respiro d’aria, l’ultimo battito di cuore. Intanto che l’ultimo bracciante faticosamente si arrampicava sulle macerie dell’ultima casa nell’ultimo villaggio e tirava fuori l’ultimo cadavere, la montagna dei decessi registrati ha superato le 8000 vite. Circa 19 000 sono rimasti feriti, lacerati da vetri volanti, colpiti da calcestruzzo e schiacciati dal crollo dei muri.

Tutto questo a causa del fatto che ci sono due placche tettoniche situate a 14,50 km in giù, a 80,50 km circa a nordovest di Kathmandu – e il 25 aprile si sono spostate un po’.

«Io e la mia mamma eravamo sulla terrazza a fare il bucato, all’improvviso la casa iniziò a tremare,» ha detto da Kathmandu Manisha Dahal alla Tromba due giorni dopo. «Non potevamo correre poiché tutto tremava incredibilmente. Ci siamo seduti sulla terrazza abbracciandoci l’una con l’altra. Dopo pochi secondi, un edificio è caduto proprio di fronte a noi. Poi una nuvola di polvere ha coperto il cielo. Allora abbiamo visto altri palazzi crollare a distanza.

«La mia visione era offuscata, ho pensato che non saremmo sopravvissute. ... Gli uccelli e la polvere riempirono il cielo, abbiamo visto altre case dondolare. Poi, dopo un po’ il tremore si fermò, dunque siamo andati giù in strada. Non appena siamo arrivati in strada, abbiamo sentito il secondo terremoto. Tutti si mantenevamo abbracciati e pregavano che finisse. ...

«Fino ad ora, abbiamo subito 28 scosse, ci terrorizza il pensiero di andare dentro. Abbiamo trascorso la notte nella prateria, all’aperto, e andò bene nonostante il freddo. Poi, nel mezzo della notte è piovuto. Abbiamo provato ad andare dentro pensando che la scossa non si sarebbe ripetuta... c’è stato un altro sisma.»

Manisha e coloro intorno a lei hanno dovuto sopportare più di 100 onde sismiche terrificanti. Erano addolorati per la scomparsa di migliaia di padri, di nonni e di bambini piccoli a causa di un mostro di magnitudo 7,8. Altre migliaia di persone come lei affollavano i ripari improvvisati, erano traumatizzati, pietrificati e a rischio di malattie, senza poter ritornare ai loro quartieri polverizzati.

Più tardi, quando le scosse finalmente si acquietarono, mentre i nepalesi setacciavano le macerie – è accaduto di nuovo. Il 12 maggio l’area è stata nuovamente colpita dai terremoti, il primo con una magnitudo pari a 7,3 e il secondo pari a 6,3. Altre 83 persone perirono e 2000 sono state ferite.

Perché è successo questo? Perché ora i mariti sono rimasti senza mogli, le mamme senza figlie, i nonni senza nipoti? Perché sono morti?

È accaduto per causa dell’attrito fra due placche terrestri? È questa la ragione?

Le notizie del terremoto sono state riportate ovunque. I fatti e le statistiche venivano aggiornati ogni ora e si diffondevano in tutto il mondo. Ma avete sentito qualche risposta adeguata – vera – alla domanda basilare più importante e scottante: Perché quelle persone sono morte?

La maggior parte di noi non se lo chiede nemmeno, poiché sappiamo di non avere una risposta. Il resto di noi incorpora queste onde sismiche di sofferenza in quella che è già la nostra visione del mondo: È avvenuto a causa del tempo e la circostanza. È capitato perché Dio non esiste. È successo per il fatto che Dio non se ne preoccupa. Si dà il caso che Dio lavora in modi misteriosi.

No. Questo terremoto ha un significato. Quelle persone sono morte per una ragione. Quel costo è troppo alto perché noi ce lo scrolliamo semplicemente di dosso. Abbiamo bisogno di affrontare questo.

Iniziamo dunque da questo concetto: ognuno di noi rappresenta all’incirca un 17° miliardesimo di un miglio cubico. Viviamo su una particella di 260 miliardi di miglia cubiche chiamata Terra. La Terra ha un centro rovente, un mantello di roccia semisolida e una crosta sottile. La crosta terrestre consiste di uno strato sottile con delle piccole pieghe e rigature sulla sua superficie. Sulla superficie, in alcuni posti, se ci si avvicina davvero, si può vedere una delicata spolveratura, è una struttura creata dall’uomo e dentro queste strutture ci sono dei minuscoli esseri umani.

Che cosa accade quando c’è una piccola contrazione nella crosta? O quando lo strato gassoso al disopra gira vorticosamente un po’? O se una parte si inumidisce? Milioni di quelle particelle che si chiamano umani periscono.

Noi continuiamo a vivere solo perché ci è stato dato un posto fra le stelle sotto un sole caldo, poiché una vasta rete di sistemi naturali fatti su misura lavorano insieme per produrre cibo per noi, dei piccoli esseri fragili. Questa esistenza è venuta da qualche parte. Questo disegno compassionevole è venuto da qualcuno.

Poiché la creazione proviene da un Creatore, ne consegue che i disastri ambientali hanno una dimensione spirituale. Ringraziamo che quel qualcuno che ha creato il nostro pianeta e che ci ha creati riveli Se Stesso agli esseri umani. Egli è Dio.

Ma un Dio che amorevolmente ha fatto il creato non permetterebbe mai agli umani di soffrire. Questo è un falso argomento che non è basato sulla vera natura di Dio ma su una nostra idea.

Dio punisce. Possiamo vederlo nella Bibbia e possiamo vederlo nelle notizie. Perché? Poiché noi siamo peccatori. Noi pecchiamo tanto che se Dio non intervenisse, annegheremmo in essi. In verità siamo sulla via di cancellare violentemente noi stessi da questo pianeta, non ci servono i disastri ambientali.

Dio quindi nella comunicazione con noi usa qualcosa che nessun essere umano può controllare: il nostro ambiente naturale. Noi dobbiamo solo afferrare il messaggio: Se il mondo intero sta tremando, c’è qualcosa che non va.

Quando i terremoti, gli tsunami, gli uragani, le frane, i tornado e il fuoco colpiscono, è Dio che si scaglia contro di noi in rappresaglia? No. È la correzione amorevole di Dio verso coloro che se ne rendono conto. Vuol dire questo che coloro che muoiono perché gli è caduto un edificio sopra sono più peccatori degli altri? Gesù Cristo risponde a questa stessa domanda. Egli ha detto che le vittime di questo genere di disastro sono un avvertimento per il resto di noi e, salvo che proviamo pentimento, moriremo anche noi nello stesso modo (Luca 13: 4-5).

Gesù ci ha anche insegnato questa rivelazione decisiva: la morte è temporanea. Cristo è la resurrezione, ed Egli disse quando era sulla Terra che coloro che morirono sotto la Torre di Siloe e coloro che sono morti nei nostri giorni in Nepal, saranno infine risuscitati. Loro quindi avranno l’opportunità di essere «scossi» dal loro modo di vita peccaminoso, di poter abbandonare un’esistenza malvagia e condannata.

La stessa opportunità che noi abbiamo, proprio adesso.