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Sette sfide che il presidente Obama dovrà affrontare
Ora in America c’è molta gente estasiata. Gli Stati Uniti hanno votato per rieleggere Barack Obama come Presidente. Tuttavia, la realtà economica che questa nazione affronta non può essere riparata da una semplice elezione. Prima che i futuri quattro anni saranno compiuti, il Presidente potrebbe provare rammarico per la sua partecipazione in politica. Esaminiamo alcune delle sfide enormi che devono essere risolte – altrimenti, tutti ne pagheremo il prezzo.
Sfida 1
Concettualizzare un trilione di dollari
Un milione di secondi è lo stesso di 12 giorni. Un miliardo di secondi corrisponde a più di 31 anni. Un trilione di secondi equivale a circa 31 688 anni!
Ecco com’è rappresentato un trilione in secondi. In dollari, l’America incrementa ulteriormente il debito più di un trilione di dollari ogni anno. Al bilancio annuale del governo federale vengono assegnati soltanto 3700 miliardi. Così, circa un terzo della nostra spesa annua totale è preso in prestito. Vale a dire che se il Presidente volesse fare quadrare improvvisamente il bilancio, dovrà tagliare quasi un terzo dell’intero bilancio federale.
Per equilibrare il bilancio ci vuole, per la maggior parte, un taglio del finanziamento, poiché semplicemente non c’è abbastanza denaro tassabile. Secondo Mike Shedlock dal Global Economic Trend Analysis, anche se il governo stabilisse una tassa sul 100 per cento dei profitti di ogni società in America e, confiscasse ogni singolo bene dei super ricchi (come Warren Buffet e Bill Gates), non sarebbe ancora giunto nemmeno vicino al pareggiamento del bilancio. Ancora si dovrebbe « prendere gli stipendi combinati di tutti i giocatori della National Football League, della Major League Baseball, della National Basketball Association e della National Hockey League, inoltre fare un taglio di 254 miliardi di dollari alle spese militari e tassare tutto il guadagno della gente superiore a 250 000 dollari ad un’aliquota fiscale di 100 per cento » ha detto Shedlock.
Quello è non realistico; come non lo è la prospettiva che l’America può continuare a prendere in prestito migliaia di miliardi di dollari ininterrottamente.
L’anno scorso l’America ha preso in prestito oltre mille miliardi di dollari, di cui circa metà erano soldi che la Federal Reserve ha creato fuori dal nulla. Perché la Fed ha agito in quel modo? Perché gli stranieri non avrebbero fatto prestiti ai tassi d’interesse voluti dall’America.
Ciò è un chiaro segno che il deficit degli Stati Uniti è pericolosamente insostenibile.
E indipendentemente dal fatto che il presidente Obama decidesse di tagliare la spesa, di aumentare le tasse o implementare entrambi, il nostro deficit infliggerà ferite profonde in un’economia che è instabile e probabilmente un’altra volta in recessione.
Sfida 2
Occuparsi del debito della nazione
Nonostante l’enorme deficit degli Stati Uniti, la minaccia più grande è rappresentata dal suo debito, essenzialmente impenetrabile. Il debito federale ufficiale dell’America supera i 16 000 miliardi, ma esso è soltanto la punta dell’iceberg. L’America ha promesso ai suoi cittadini altre decine di migliaia di miliardi per il sistema previdenziale, e per i benefici di Medicare (assistenza sanitaria statale) e di Medicaid (assistenza sanitaria pubblica per persone a basso reddito). Laurence Kotlikoff, professore di economia all’Università di Boston, traduce le responsabilità totali degli Stati Uniti nella cifra sbalorditiva di 222 000 miliardi di dollari. Si ritorni dunque indietro, alla sfida 1, e si pensi dal punto di vista concettuale il valore che corrisponde a mille miliardi.
Non tutti questi soldi bisogna pagarli allo stesso tempo, ma ci saranno quote in aumento quando gli ottanta milioni della generazione del baby boom andranno in pensione. Non c’è nessuna probabilità che l’America possa pagare questo conto.
Il presidente Obama dunque, dovrà ritirare molte se non la maggior parte delle promesse che sono state fatte ai pensionati – e anche se le annulla tutte, il suo governo sarà ancora debitore di quei 16 000 miliardi.
La parte che fa risaltare il pericolo maggiore per questo debito sta nel rischio del rifinanziamento. L’America sta costantemente prendendo in prestito dei soldi per i pagamenti ancora da compiere. Ora, i tassi di prestito sono buoni, perché l’Europa sembra essere in condizioni peggiori. Ma quando Europa finalmente metterà in ordine la propria casa – e lo farà – gli Stati Uniti non avranno la medesima quantità di prestatori disposti a finanziarli.
Sfida 3
Controllare l’incontrollabile dipendenza dall’assistenza sociale
Il governo federale degli Stati Uniti ora finanzia 79 programmi di assistenza sociale: 11 programmi sono di assistenza all’abitazione, 12 di servizi sociali, 3 di assistenza al servizio di pubblica utenza, 12 d’aiuto alimentare, 12 di assistenza alle varie formazioni – oltre a 9 programmi di assistenza alla formazione professionale, 3 di aiuto all’infanzia e lo sviluppo del bambino, 7 di assistenza medica e 10 di supporto finanziario.
Bisogna aggiungere a questi, la miriade di simili programmi di assistenza sociale offerti a livello locale, cioè dalle città o le contee.
Il prezzo totale, dunque, solo per i programmi di assistenza sociale dello Stato e federali, nel 2011 è arrivato a quasi mille migliaia di dollari, secondo l’Heritage Foundation (si veda la Sfida 1). Così quasi un terzo del bilancio annuale degli Stati Uniti ora si spende nell’assistenza sociale.
E se non s’interviene, la parte della spesa sociale nel bilancio federale aumenterà drammaticamente. Sotto l’attuale bilancio di dieci anni dunque, la spesa sociale federale da ora al 2022 arriverà a 1570 miliardi.
Non esiste una riparazione dei danni che sia semplice. In realtà, potrebbe non esserci affatto una tale riparazione. Circa uno su tre americani ottiene alcuna forma di sussidio dal governo. I politici possono tagliare la spesa – ma non senza recare danni enormi all’economia. Essa è dipendente dalla spesa pubblica. Ci sono intere industrie che provvedono alla dipendenza dai programmi sociali. Se occorresse una crisi d’astinenza, il Presidente può prevedere uno sconvolgimento economico, se non sociale, estremamente grande.
Sfida 4
Lavorare con un sistema bancario corrotto e crollante
Nel 2010, i regolatori degli Stati Uniti hanno detto alle più grandi banche americane che dovevano elaborare dei piani per impedire il crollo. I regolatori hanno sottolineato che le banche dovevano considerare misure radicali per impedire il fallimento e che non potrebbero più contare sull’appoggio del governo. Ancora, cinque anni dopo il crollo di Wall Street nel 2008, il sistema bancario non è diventato più sicuro. I membri delle banche lo sanno e l’unica cosa che lo sorregge – il fortemente indebitato governo federale – a fatto sapere che ora sta ritirandosi.
A questo problema intrattabile si aggiungono molti altri: scandali di riciclaggio di denaro sporco, scambi commerciali illegali, l’implosione di MF Global, lo scandalo libor e tassi d’interesse che hanno raggiunto minime da primato. Il sistema delle operazioni bancarie globale può essere diventato ancora più propenso a disastri economici di quanto non fosse nel 2008!
Tuttavia, perché l’economia dell’America è basata sul debito e guidata dal consumo, se i regolatori provano a frenare le grandi banche, esse dovranno ridurre i prestiti. E, con il prestito ridotto, l’economia rallenterà ulteriormente. Si perderà il lavoro, le entrate fiscali cadranno, la dipendenza dall’assistenza sociale aumenterà e pagare il debito sarà un compito molto più duro. È una situazione inestricabile per il presidente Obama.
Sfida 5
Trovare una soluzione magica al problema lavoro
L’America è nel mezzo della sua peggiore ripresa di lavoro dopo una recessione. Al passo corrente della crescita di lavoro, l’America è ancora lontana due anni e mezzo o forse tre da restituire quei posti che sono stati perduti nella recessione del 2007. Inoltre la nazione ancora deve trovare più posti di lavoro per tutta la gente che è entrata a far parte della forza-lavoro nel corso degli otto anni successivi.
Indipendentemente da ciò che i candidati alla presidenza avrebbero fatto o hanno detto, i posti di lavori non ritorneranno – in primo luogo perché erano dei posti di lavoro falsi. Il prezzo gonfiato nel settore abitativo era il prodotto dei politici che forzavano le grandi banche a dare i prestiti ai compratori privi di mezzi, e della Federal Reserve che cercando di mantenere l’economia artificialmente abbassò i tassi d’interesse. Il risultato fu il flusso di una massa monetaria che gonfiandosi rapidamente ha sfociato nel settore immobiliare – e in tonnellate di posti di lavoro destinati ai costruttori, ai rappresentanti, agli esperti e ai banchieri che da allora si sono evaporati.
Nel frattempo, gli effetti della bolla del mercato immobiliare hanno mascherato il più grande periodo di manifattura e di produzione industriale da fornitori esterni nella storia degli Stati Uniti. A causa della combinazione di manodopera costosa, delle tasse elevate, degli alti oneri amministrativi, degli alti costi ambientali, del progresso tecnologico e della nuova economia globale, ora molti lavori sono eseguiti oltremare e, prodotti e servizi nazionali sono d’importazione.
Come le iniziative del presidente Obama sull’energia verde e l’energia solare provano, attirare la produzione e la fabbricazione industriale in America è virtualmente impossibile, anche con una massiccia sovvenzione del governo – che tra poco potrebbe essere insostenibile. Era una promessa elettorale troppo bella perché sia vero. E altre dozzine di quelle promesse al vento suoneranno nelle nostre orecchie negli anni a venire.
Sfida 6
Riparare un sistema educativo insufficiente
Per la prima volta nella storia, gli studenti americani devono più in prestiti studenteschi che l’intero paese nel debito della carta di credito. Gli studenti però, che cosa ottengono da questo? Spesso, è una vita di servitù vincolata per contratto a un lavoro che paga a mala pena l’interesse sui loro prestiti.
Ciò è un problema enorme, perché molti di questi studenti economicamente non avranno un uso pratico – saranno intrappolati in lavori che pagano soltanto le fatture invece di generare redditi buoni, di creare lavori importanti e di sviluppare l’economia.
La politica di governo che incoraggia ognuno a studiare – e a ottenere denaro a prestito per farlo – ha stabilito tasse sull’insegnamento così alte che in molti casi non vale più la pena conseguire una laurea. Il cartello della certificazione limita la creazione di nuovi istituti universitari, concedendo dunque un monopolio virtuale alle istituzioni attuali. Intanto, le scuole cercano di sembrare migliore banalizzando i compiti e gonfiando i voti.
Il presidente Obama ha bisogno di avere, se nient’altro, una mano d’opera o forza-lavoro americana che sia in buona salute e forte. Ma lui ne avrà una che funziona molto distante dal suo potenziale.
Sfida 7
Affrontare il costo economico dello slittamento morale in america
Cinquanta anni fa, la maggior parte degli americani andava a letto senza chiudere le porte a chiave. Lasciavano le chiavi nell’automobile nel caso che qualcuno dovesse prenderla in prestito. Non hanno mai pensato due volte il fatto di lasciare i bambini camminare a scuola.
Ma noi non viviamo più in quell’America. La nazione è ruzzolata nello slittamento morale pluridecennale, e questo declino ha un alto prezzo da pagare. Quanto costa dunque l’aumento della criminalità? La conformità corporativa? Il software fiscale per provare che il contribuente non sta imbrogliando il governo? Pensate a quanti soldi sarebbero risparmiati se le aziende non fossero mai derubate, se i siti Web non fossero mai attaccati, se non ci fossero cause di miliardi di dollari, se la polizia non dovesse rintracciare i criminali e le corti e le prigioni non dovessero processare i condannati.
Pensate a quanto più ricca l’America sarebbe se la gente praticasse i Dieci Comandamenti: non più bugie, né ruberie, né bramosia, né omicidio. Ora c’è un piano cui potete realmente credere. Come Bruce Walker ha scritto in American Thinker (Il pensatore Americano), nel 2008: « L’argomento finanziario, eccellente e pratico, contro il peccato è così schiacciante, e i numeri mostrati da ogni analisi seria riguardante i costi e i benefici delle migliaia di miliardi di dollari perduti per causa de la nostra accettazione del peccato è così convincente, che coloro pieni di speranza possono sognare che un capo saggio difenderà la lotta contro il peccato come la via migliore per renderci più ricchi e più felici. »
Non bisogna illudersi. A prescindere da chi scelgano gli elettori alle urne, lo slittamento morale dell’America non cambierà. Oltre 230 anni di storia degli Stati Uniti lo provano.
Il debito dell’America, la sua mentalità di benefici sociali, la disintegrazione del suo sistema educativo e dei principi morali sono il prodotto delle scelte collettive. Ora stiamo mangiando i frutti di quelle scelte. Gli indicatori congiunturali suggeriscono che un’altra recessione abbia già cominciato. Una depressione economica maggiore sta per arrivare, e non c’è molto che si possa fare per attenuarla.
L’antica prosperità dell’America non ritornerà fino a quando l’intero sistema economico sia eliminato e un altro sia edificato su un fondamento differente. Il suo crollo finanziario ha cominciato e sarà necessario più di un’elezione presidenziale per portare la prosperità di nuovo a questa nazione. ▪