Riceva le e-mail di La Tromba in breve per tenersi informato sulle nuove pubblicazioni

«La casa dove sono i sepolcri dei miei padri»

Trumpet

«La casa dove sono i sepolcri dei miei padri»

Quando Nehemia fece appello al re Artaserse di essere alleggerito dei suoi doveri cosicché lui potesse ritornare a Gerusalemme per ricostruire le sue mura, egli disse: «Viva il re in eterno! Come potrebbe il mio aspetto non esser triste quando la città, il luogo dove sono i sepolcri de’ miei padri è distrutta e le sue porte son consumate dal fuoco?» (Nehemia 2:3, King James). La parola ebraica per «luogo» è spesso tradotta «casa» come in Isaia 22:22, dove si riferisce alla chiave della «casa» di Davide. Nehemia era turbato dal fatto che la casa delle tombe dei suoi padri era stata devastata. Nell’antichità, i re di Giuda (e Israele) venivano seppelliti nelle loro case (Isaia 14:18).

Nehemia è ben famoso per aver riparato il muro di protezione intorno a Gerusalemme. Ma poiché lui fa riferimento due volte allo stato di decadenza della zona attorno ai sepolcri (Nehemia 2: 3, 5), è probabile che dopo la riparazione del muro, lui si sia concentrato sulla ricostruzione del palazzo di Davide e sul luogo dei sepolcri dei suoi padri. Nel versetto 8, Nehemia si assicurò una lettera del Re che lo autorizzava a ricuperare il legname «per costruire le porte della fortezza che apparteneva alla casa, per le mura della città, e per la casa che abiterò» (King James). Alcuni commentari speculano sul fatto che la «casa che abiterò» si riferisse al palazzo di Davide – che Nehemia ricostruì quella casa per se stesso. Quest’uomo grande s’interessò certamente del «luogo [o casa] dove sono i sepolcri dei miei padri» – ben a conoscenza delle tombe dove, per secoli, giacevano i re nobili ebrei.