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Come una roccia

noga cohen/copyright: Eilat Mazar, Trumpet

Come una roccia

Uno sguardo al carattere della donna straordinaria dietro le scoperte.

Una volta ogni tanto s’incontra qualcuno che è consumato dalla voglia di perseguire il suo scopo per tutta la sua vita. Per alcuni si tratta di uno zelo focalizzato a diventare il migliore nel suo campo, che sia di affari, di atletica o d’arte.

Per altri, si tratta di arrivare ad un ritrovato in un campo scientifico che cambierà il mondo.

Per Eilat Mazar, si tratta di riportare in vita l’antica storia di Gerusalemme.

Nessun archeologo attuale come la dottoressa Mazar ha mai elucubrato i siti dell’antica Gerusalemme. Lei scavò al Monte del Tempio negli anni ’70 da giovane con suo nonno, il defunto presidente dell’Università Ebraica, il professor Benjamin Mazar. Scavò con il dottor Yigal Shiloh agli scavi sulla Città di Davide quando aveva vent’anni. Diresse gli scavi per conto suo sul palazzo di Davide a cominciare dal 2005. Attualmente sta conducendo uno scavo pluriennale sull’Ophel. La dottoressa Mazar ha speso decenni della sua vita su questa antica collina della Città di Davide. Nessuna mano è stata più coperta di quella terra antica.

L’aver lavorato con Eilat Mazar negli ultimi sette anni, significa aver assistito a uno sforzo eroico di scoprire i resti di re biblici che giacciono sotterrati nell’antica Gerusalemme. Lei mi colpisce come poche persone al mondo.

Una descrizione breve

La prima volta che incontrai la dottoressa Mazar fu l’ottobre del 2006. Allora ero studente del College e mi trovavo a Gerusalemme per la prima volta, come volontario per il suo scavo. Lei mi salutò con un grande sorriso, mi fece conoscere alcune parole ebraiche e velocemente mi mise a lavorare sotto la guida di un altro archeologo supervisore. All’ora della pausa, lei venne da me, una persona qualunque agli scavi, e cominciò a chiedermi tutto della mia famiglia e della mia vita. A quel punto, pensai che questo fosse fuori dal normale: il direttore degli scavi che si prende una pausa per esprimere un interesse genuino su di me. Più tardi, ho capito che questo è il suo modo di essere con tutti.

Poi ci fu quella volta nel 2006 verso la fine della stagione degli scavi, in cui io stavo avendo dei problemi a stabilire se un certo strato avesse toccato il muro. Eilat, come insiste a essere chiamata, mi approcciò. Avendo visto il mio sguardo sconcertato, mi chiese se potesse essere d’aiuto. Le diedi la paletta e poi se ne andò a lavorare di gusto. A ogni colpo di paletta che incideva sul terreno, ho avuto la sensazione di guardare una scavatrice maestra al lavoro. Dalla sua sicurezza del modo in cui scavava, mi fece rendere conto quanta ricchezza d’esperienza avevano quelle mani. Era come se lei potesse vedere esattamente che cosa c’era sotto ogni piega del suolo. Mentre lei toglieva la terra a ondate, io rapidamente riempivo il secchio. Quindici minuti dopo, aveva tolto più terra di quanto io ne avessi tolto in un’ora e, cosa molto più importante, trovò la risposta: no, lo strato non aveva toccato il muro e quindi non poteva essere usato per la datazione del muro.

Una volta durante l’ultima settimana degli stessi scavi quando alzai lo sguardo dallo scavare, trovai Eilat che stava portando in giro un gruppo di persone. Riconobbi uno di loro che era il dottor Israel Finkelstein, un archeologo ben noto e dissidente vocale proprio di quel pezzo di storia che Eilat stava scoprendo. Ciononostante, eccola che era lì a fargli fare personalmente un giro del sito degli scavi in corso. Dopo, chiesi a Eilat come mai lei avesse permesso di aprire il suo prezioso sito a qualcuno che è in forte disaccordo con lei. Mi disse che non spetta a lei trattenere la storia di Gerusalemme; questa appartiene a tutti.

Ci fu anche una volta fra le stagioni degli scavi in cui accompagnai Eilat ad una convenzione archeologica a Tel Aviv. Lei era in procinto di svelare la sua recente scoperta del muro di Nehemia ad una moltitudine di centinaia di persone in una stanza di sole persone in piedi. Questo evento – di uno studioso dell’Università Ebraica di Gerusalemme entrante all’Università progressista di Tel Aviv – fu molto simile ad uno di quei regolamenti di conti che si svolgevano a mezzogiorno a Dodge City. Subito dopo la presentazione di Eilat, il professore susseguente si alzò; ed invece di usare il tempo a sua disposizione nel dimostrare le sue scoperte, lui lo usò per discreditare il lavoro della dottoressa Mazar. Io fui provocato dall’assurdità delle sue pretese. Ma lei non ne fu perturbata, né influenzata, ed era determinata a continuare il suo lavoro.

Poi ci fu un’altra volta, alcuni mesi dopo, quando Eilat svelò al pubblico la lettura di un’iscrizione trovata durante gli scavi. L’iscrizione diceva «Temech», una famiglia menzionata nella Bibbia che accompagnò gli ebrei quando ritornarono dall’esilio babilonese durante il periodo persiano. Dopo che altri epigrafisti ebbero visto l’inscrizione su Internet, scrissero alla dottoressa Mazar, dicendole che lei si sbagliava. La dottoressa Mazar invece di continuare ostinatamente a credere alla sua teoria, ammise felicemente, dicendo di quanto Internet potesse essere meraviglioso poiché è capace di unire studiosi di diverse parti del mondo nell’aiutare il processo delle scoperte. Io ho visto questo tipo di onestà intellettuale più volte. Eilat è ostinatamente impegnata nel suo lavoro, ma non ostinata a sostenere le sue teorie.

Ci fu una volta, a dire il vero, molte volte durante l’ultima fase dei suoi scavi, in cui io arrivai al lavoro alle solite 6:30 della mattina e trovai Eilat con indosso un giubbotto di sicurezza con un radio ricetrasmittente portatile che dirigeva il flusso del traffico della mattina. Era al sito degli scavi dalle 5:15 per soprintendere alla squadra della gru alle prese con la rimozione di massicci sacchi di terra degli scavi della giornata precedente. Il traffico a Gerusalemme è così congestionato che la gru deve essere rimossa dalla strada per le 6:30 della mattina. (Una volta abbiamo fatto un gioco verificando la durata più lunga dei clacson delle macchine – era più di un minuto.) In un orario quando la maggior parte delle persone non sono ancora sveglie, il capo degli scavi pensa nient’altro che ad eseguire i doveri del traffico.

Ci furono molte volte in cui noi lasciammo il sito degli scavi insieme in macchina, in andatura a passo d’uomo tra la congestione tipica di Silwan, il villaggio di predominanza araba collocato sull’antica Città di Davide. Ogni volta che ci si fermava per un breve momento, lei chiacchierava con i locali dal finestrino abbassato mentre questi ci passavano accanto, o urlava ad altri mentre questi sorseggiavano il loro caffè turco sui tetti prospicienti la strada. All’inizio pensai che lei fosse solo molto amichevole con gli estranei. Ma poi mi capitò di udire per caso che loro la chiamavano Eilat. Che si trattasse di arabi o di ebrei, queste persone della Città di Davide la conoscevano tutti. La cosa che mi stupì di più ulteriormente, era il fatto che lei li conosceva tutti: aveva lavorato con molti di loro o con dei membri della loro famiglia per decenni negli scavi su quella stessa collina. Nel vicinato più volatile del pianeta, ecco che c’era una donna che aveva rispetto per tutti.

Poi ci fu un’altra volta quando ero rimasto sveglio fino a tarda notte lavorando su del lavoro post scavo. Quando finii, le mandai il file come allegato in un’e-mail e andai a letto. La mattina seguente al lavoro lei mi rimproverò leggermente, dicendomi che avevo bisogno di dormire di più e di non stare a lavorare fino a tardi. Controllando la mia posta elettronica quando tornai a casa, notai che lei aveva risposto alla mia e-mail. A giudicare dall’orario della sua risposta lei mi aveva scritto subito dopo la mia e-mail – a notte fonda. Sembra proprio che lei sia l’unica che può rimanere sveglia fino a tarda serata, ma nessun altro della sua squadra.

Ci fu una volta, che mi capitò di andare a bere una birra in conversazione con suo figlio maggiore a Gerusalemme. Gli raccontai di quanto io fossi rimasto impresso dallo sforzo implacabile di sua madre nei confronti delle difficoltà e delle critiche negli anni. Mi aspettavo una risposta da lui dall’aria annoiata, del tipo «Ecco un’altra persona che continua a parlare della mia famosa madre». Invece, mi rispose con una risolutezza schietta da ex militare israeliano: «Lei è straordinaria!»

Lavoro e famiglia

Eilat ha solo due priorità nella sua vita: il suo lavoro e la sua famiglia. Letteralmente ha solo tempo per questo. Per fortuna, quando se partecipa al suo lavoro, si diventa parte della sua famiglia.

Questa è la brillante, l’esperta, l’intellettualmente robusta ma onesta, che lavora duro, eppure senza pretese, senza pregiudizi e completamente materna archeologa che ha prodotto molte scoperte incredibili a Gerusalemme. Con la Bibbia come libro di storia, questo è il carattere dietro alla scoperta del palazzo di Davide, la costruzione di Salomone e il muro di Nehemia.

Per me è stato un onore aver fatto parte di quelle scoperte, e anche un privilegio lavorare con una donna il cui carattere ha reso possibile tutto questo.